Si è conclusa il 24 Novembre la settima edizione dello Sfincione Fest di Bagheria, promossa dall’Associazione La Piana d’Oro con il contributo dell’Assessorato dell’agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana.
La città ha vantato una partecipazione record, con tantissimi visitatori che hanno affollato i banchetti di corso Umberto I, dove sono stati celebrati anche altri prodotti culinari delle zone limitrofe.
Un evento che ha connesso Bagheria con altre città della regione per la promozione e valorizzazione di culture gastronomiche.
Tra i cannoli di Piana Degli Albanesi, birre degli artigiani di Altavilla Milicia e masterclass sui prodotti biologici e sostenibili, lo sfincione di Bagheria è stato presentato dai suoi artigiani locali ma anche da artigiani lontani al territorio, che portano avanti l'usanza restando fedeli agli ingredienti tradizionali, ossia quelli convertiti dai Monsù intorno alla metà del 600 per le famiglie aristocratiche, che adattarono il piatto alle materie prime del territorio (come le sarde di Aspra, la tuma dei caseari del posto), diversificandolo da quello delle monache di San Vito.
Nelle varie chiacchierate condotte da SudGUSTO, la testata enogastronomica del Gruppo SudPRESS, nei giorni del festival, è emersa da parte degli interlocutori una riflessione sul concetto di “povertà” e grevemente “mafiosità” che col tempo è stata attribuita all’identità del piatto tipico locale, il quale merita invece, una emancipazione ed un ritorno all’identità originale, quale concezione di piatto gourmet.
Con la bellezza delle passeggiate al corso principale, la festa è stata destinata a tutte le generazioni.
Grazie alla direzione artistica del festival che ha scelto di lanciare la giornata d’inizio con i Cugini di Campagna. Alcuni hanno criticato la scelta promossa dall’organizzazione, ritenendola “troppo banale”.
Altri invece ne hanno elogiato il pregio.
Nonni e nipoti si sono trovati a cantare la stessa canzone ai bordi del palco di piazza Madrice, ricordando ai più scettici la rilevanza ancor più grande che è emersa dal concerto, ossia che la festa ha portato le diverse generazioni a dialogare tra loro, e fare esperienza di condivisione.
In chiusura, gli “Sugarfree”, il gruppo di giovani catanesi che con la loro performance hanno catturato l’attenzione di un pubblico nuovo, oltre a quella dei loro affezionati fan.
Alcuni artisti della città hanno un pò sofferto del poco investimento sulla loro visibilità, arrivando a criticarlo sui social.
Il festival però, ha sradicato una routine, ampliato una rete di connessione col fuori, ascoltando la necessità territoriale di una Bagheria che urla il desiderio artistico di un ponte.
Il Sindaco Filippo Tripoli si è confermato, un sindaco che ascolta.
In conclusione, Il festival è stato un successo, e se ne sogna già un altro il prossimo anno.
Un ringraziamento speciale a Michele Balistreri, Mario Liberto, Adalberto Catanzaro e Salvatore Scaduto per la disponibilità.